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Una carrellata di vulcani attivi come spina dorsale, una distesa di verde impenetrabile come baluardo inespugnabile di modi di vita ancestrali, un mare cristallino per fare la fiesta. E in mezzo mercati popolari, tradizioni intramontabili e una gastronomia tutta da scoprire. Nonostante la ricchezza del patrimonio, della natura e anche dell’economia, questo incredibile concentrato di bellezze, esteso quasi quanto l’Italia ma con un terzo dei suoi abitanti, fa sfoggio di un notevole understatement.
Si percepisce già passeggiando per le strade della capitale. Quito è un saliscendi di strade incorniciate da facciate coloniali che si stagliano contro un cielo azzurro intenso e che sbucano su piazze dove si affacciano chiese dagli interni barocchi ridondanti d’oro, palazzi che raccontano la lunga storia del luogo e dove le invitanti panchine al riparo dalle fronde sono il punto di ritrovo per chiacchierare, riposarsi, osservare i passanti. Mantiene quell’aria da elegante villaggio d’altri tempi, Quito, dove il potere politico ed economico convive con le tradizioni dei pueblos lontani che fanno capolino dalle vetrine delle pastelerías, dove gli llapingachos, frittelle di patate ripiene di formaggio e accompagnate da chorizo, uova e avocado sono una inconfondibile espressione della cultura indigena.
A due passi dalla capitale più alta del mondo corre il parallelo che il mondo lo divide a metà. Il museo a cielo aperto de la Mitad del Mundo è un piccolo condensato di Ecuador: si scoprono le tradizioni delle popolazioni indigene, si impara il processo di produzione del cacao, si incontra un piccolo avamposto di Amazzonia. Quella vera si raggiunge spostandosi verso est, allontanandosi dalla maestosa Avenida de los Volcanes, una sorta di spina dorsale fumante e roboante che percorre il Paese da nord a sud. Arrivati ai piccoli porti sulle sponde del Rio Napo, ci si lasciano alle spalle veicoli a motore, confort e strade asfaltate e ci si prepara a entrare nell’universo dell’Amazzonia.
A bordo di piccole imbarcazioni si risale l’affluente del Rio delle Amazzoni per raggiungere i lodges che fanno da punto di partenza per le escursioni. Nei bungalow di legno affacciati sull’acqua la sveglia arriva presto, con i primi raggi del sole, ma soprattutto con le innumerevoli specie di uccelli che cinguettano allo spuntare del nuovo giorno. Indossati gli stivali di gomma, si parte a piedi facendosi largo tra specie vegetali sconosciute fino a raggiungere gli sparuti villaggi dove il tempo sembra scorrere a un ritmo diverso dal nostro.
Ripresa la strada verso occidente, ritrovate le Ande, i vulcani tornano a fare da guida verso sud, dove questo Paese dalle quattro anime (Amazzonia, Ande, vulcani e oceano) cambia clima, accento e colori. Si riversano sulle pareti delle case, sulle ceste di frutta, sui dipinti esposti nelle piccole gallerie d’arte o sulle pareti della deliziosa locanda Miramelindo, dove le opere della pittrice Patricia Guevara fanno da contorno ai gustosi piatti della cucina locale. Nei suoi quadri si ritrovano i colori che brillano sugli abiti dei campesinos che una volta a settimana scendono dai villaggi aggrappati alle montagne per raggiungere i mercati più importanti.
I colori si attenuano entrando nella splendida Cuenca, elegante e raffinata. Che bello passeggiare per le sue strade che sembrano dipinte a tinte pastello. Che emozione varcare la minuscola porta a sinistra del santuario mariano per comprare gli unguenti preparati dalle suore di clausura, che li passano attraverso una grande ruota di legno.
Ancora più emozionante è assistere alle pratiche delle curandere che massaggiano il corpo di bambini e adulti con foglie, rami e acqua benedetta. Cuenca è un paradiso di piaceri: ristoranti di alto livello, boutiques dall’aria europea, botteghe di ottimo artigianato. Molte vendono cappelli, per i quali è nota: qui infatti sono nati i famosi Panama, resi celebri dal cinema e dai libri. Nell’atelier Homero Ortega, il più celebre, il racconto della storia e del processo di lavorazione è affascinante e imperdibile. Così come lo è la tappa finale, nel negozio in cui nessuno riesce a resistere alla tentazione di provarli tutti, ciascuno con una foggia e un colore diverso. E neppure alla tentazione ancora più forte di acquistarne almeno uno: impacchettati nelle caratteristiche scatole quadrate (adatte a essere trasportate in aereo come bagaglio a mano) aspettano solo di arrivare a destinazione per essere sfoggiati.
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